lunedì, novembre 15, 2010


Settimana di borsa negativa per quasi tutte le borse internazionali, sia quelle dei paesi sviluppati sia quelle emergenti. In particolare in Europa hanno sofferto ancora il Ftse Mib e il Cac, mentre solo la Germania ha limitato i danni.Le ricorrenti crisi tra i paesi membri dell'Unione monetaria europea stanno spingendo i paesi più solidi come la Germania, a richiedere la creazione di un meccanismo permanente di risoluzione delle tensioni finanziarie. La settimana ha visto ampi allargamenti degli spread, con un recupero finale sulle voci d'accesso dell'Irlanda ai fondi d'emergenza; questo ha causato una caduta degli indici obbligazionari. Sui mercati azionari gli indici americani hanno fatto segnare un 2% di perdite, ma sono state superiori le perdite dei paesi emergenti, tra cui spicca il Brasile, India e Cina. Quest'ultima mostra una situazione di surriscaldamento congiunturale, che ha prodotto il recente rialzo dell'inflazione (giunta al 4,4% ) . Importanti repercussioni sull'economia globale deriverà dal modo in cui Pechino gestirà questo surriscaldamento, se utilizzerà strumenti che vanno a rallentare la crescita o se interverrà con altri strumenti per allentare la pressione.

A livello settoriale si sono mantenuti positivi solo il comparto Auto e quello dei Beni per la casa e la persona, ma hanno limitato le perdite anche gli Industriali. Segni meno per gli Assicurativi, i Materiali da Costruzione e per il Settore Volo.

Sul mercato dei cambi, l'incertezza sui tempi d'accesso dell'Irlanda ai fondi di emergenza ha visto recuperare tutti i cross verso l'Euro, con il Dollaro che recupera quasi il 3%.

Questa settimana l'attenzione sarà rivolta alla tenuta del trend di breve dell'S&P 500, e all'ipotesi che una sua violazione potrebbe generare effetti correttivi nel breve. Il trend di medio e lungo rimane comunque positivo. In forte correzione anche le materie prime, anche se l'apprezzamento del dollaro ha attenuto in senso contrario le perdite, il motivo dello storno è da ricercare nella Cina e nella politica di raffreddamento della sua economia, essendo essa stessa la principale fonte di domanda di materie prime a livello globale.