mercoledì, luglio 12, 2006

Damiano : a settembre le pensioni

Roma: "lo scalone pensionistico può essere modificato" .Il ministro del lavoro Cesare Damiano, ha spiegato ieri, che a settembre si aprirà il confronto con le parti sociali per la revisione dello scalone ( Riforma Tremonti - Maroni che dal 2008 prevede l'innalzamento da 57 a 60 anni l'età di accesso della pensione con 35 anni di contributi
), la cancellazione dello scalone costerà però 4 miliardi , vedremo come il governo riuscirà a superare tale scoglio.
Sembra invece molto probabile che il Ministro si occupi di accelerare la Riforma della Previdenza Integrativa, c'è quindi la volontà del Governo di anticipare l'inizio della Riforma al 2007 anzichè 2008, diventa quindi ancora più urgente attuare una diffusa opera di informazione per arrivare a tale appuntamento preparati.

Dott. Alessandro Pazzaglia

lunedì, luglio 10, 2006

Vivere a mezza pensione o poco più, questo il triste destino che ci attende se non si metterà mano al portafoglio.

Il tema delle pensioni è argomento omai quotidiano. Cambiano i governi cambiano le riforme e così negli ultimi 15 anni siamo transitati dalla riforma Amato, alla riforma Dini poi alla riforma Prodi e in fine Maroni.
I risultati? Conti pubblici sempre in disavanzo e pensioni sempre più magre!
Se, infatti, con il vecchio sistema di calcolo retributivo, l’importo della pensione era legato al livello del salario percepito dal lavoratore, ossia – la media dei salari relativa ad alcuni anni ( gli ultimi cinque anni o i dieci anni migliori); - la media dei salari dell’intera vita lavorativa,(ancor in vigore per lavoratori che al 31/12/95 avevano più di18 anni di contribuzione o pro quota per chi ha iniziato prima del 96 senza il requisito dei 18 anni), oggi e per tutti i soggetti che hanno iniziato la loro carriera lavorativa nel 1996 il sistema di calcolo adottato è quello contributivo.
il sistema è più penalizzante rispetto al precedente perché è un criterio di calcolo delle pensioni che assume come base il totale dei contributi accreditati durante la vita lavorativa e rivalutati ogni anno sulla base del tasso di crescita media del PIL negli ultimi 5 anni, e non il reddito.
Per chi ha iniziato da pochi anni il lavoro le pensioni che verranno percepite, dopo 40 anni di contributi e, al compimento del 65° anno di età oscilleranno tra 50-60% dell’ultima retribuzione. Il modo per i lavoratori dipendenti di far fronte a questo gap è quello di mettere mano alla “liquidazione”, il costo vero sarà la rinuncia al Tfr, ma per molti non ci sarà altra scelta. Il sacrificio del Tfr, è una via da seguire ma a patto che il gestore sappia farlo fruttare adeguatamente, in modo da costituire un capitale aggiuntivo.
Il problema maggiore si presenta per i lavoratori autonomi. Questi ultimi infatti con una percentuale versata nelle casse dell’Inps pari al 20% del reddito lordo annuo si ritroveranno al momento del pensionamento con una percentuale di copertura di circa il 40% del loro reddito. L’unico modo per colmare il gap è quello di adottare una pensione integrativa.
La legge Maroni tra l’altro parla chiaro: a partire dal 2008 dovremo integrare tutti la nostra pensione e farci una rendita integrativa per evitarci una vecchiaia difficile, con la cinghia troppo stretta. Banche e assicurazioni intanto scaldano i muscoli: chi per primo arriverà su quelle somme potrà contare su un cliente perfetto: versamenti mensili sottratti alla fonte (cioè dallo stipendio) e una fedeltà garantita per almeno trent'anni. Ma perché affidare un risparmio così delicato come quello della pensione a istituzioni che non sempre brillano quanto a difesa dei risparmiatori? Come fare a scegliere un fondo pensione?
Da una parte, lavoratori confusi tartassati di informazioni non sempre corrette. Dall'altra, banche, assicurazioni e società di gestione del risparmio avviluppate in un inquietante conflitto d'interessi, attendono che, "spontaneamente", quei milioni di lavoratori approdino ai loro sportelli.
Quali sono, allora gli elementi che il lavoratore deve considerare? Quali sono le linee guide che dovrebbe seguire per poter scegliere in modo adeguato un fondo pensione?
Generalizzare non è possibile, non esiste una soluzione uguale per tutti, sostiene Adriana Cameli Consulente Finanziario Indipendente (dottoressa.cameli@libero.it) : “è necessario passare attraverso alcuni stadi fondamentali per poter approdare ad una scelta efficiente. Procedere ad un’analisi personalizzata sulla pianificazione previdenziale significa innanzitutto effettuare una stima della pensione obbligatoria di base da cui procedere successivamente ad una stima del fabbisogno integrativo.
Solo conoscendo il gap pensionistico è possibile procedere alla sua copertura analizzando eventuali prodotti pensionistici integrativi già stipulati o proponendo strumenti efficienti per tale copertura”. Bisogna inoltre considerare che il processo di pianificazione per essere efficiente a garantire gli obiettivi citati deve essere accompagnato da continui monitoraggi, il calcolo attualmente in vigore, infatti dipende per la maggior parte da prestazioni definite “soggettive” ossia dipende da parametri economici destinati a variare nel tempo.
Solo nel modo suddetto si è certi di poter supportare il lavoratore nel comprendere quale sarà la pensione offerta dal sistema pubblico, quale sarà il gap da colmare in prospettiva previdenziale, e infine quale la forma di previdenza integrativa che riuscirà a ridurre tale divario, evitando rischi di sovrastimare o sottostimare l’accantonamento ai fini previdenziali.
Per concludere, inoltre, verranno fatti considerate in pensione anche le entrate nette disponibili (pensione pubblica, eventuale pensione integrativa, possibili altri redditi) diverse da quelle godute dal lavoratore durante la vita lavorativa. E’ quindi necessario valutare la capacità di queste entrate di coprire il fabbisogno di consumo ossia il tenore di vita desiderato, richiesto dopo il pensionamento.

Dott.ssa Adriana CAMELI